domenica 1 luglio 2012

Crisi del Lavoro - Programma di Intervento


1. Descrizione della situazione corrente



Nonostante il primo articolo della Costituzione Italiana dichiari che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, si sta assistendo ad un progressivo aumento della disoccupazione.

Il fenomeno riguarda in particolar modo i lavoratori giovani, in quanto sono entranti nel mercato del lavoro dopo che l’evoluzione delle leggi in materia ha reso progressivamente meno conveniente per le aziende assumere persone a tempo indeterminato, a favore di forme di lavoro flessibile, atipico e temporaneo.

In altri termini i lavoratori entrati nel mondo del lavoro prima dell’avvento della legge Biagi del 2003, e delle altre leggi che hanno introdotto e favorito forme di lavoro flessibile, erano quasi sempre assunti a tempo indeterminato, mentre a seguito della nuova normativa che introduceva forme spinte di flessibilità, quasi nessuna azienda valuta conveniente assumere personale a tempo indeterminato.
Infatti un lavoratore flessibile non solo può essere chiamato solo quando serve, per poi essere mandato a casa quando non è più necessario, ma grazie a queste leggi costa molto meno di un lavoratore “ordinario”.

Secondo le intenzioni dei legislatori queste nuove normative, oltre a introdurre benefici per le aziende, avrebbero dovuto innalzare il tasso di occupazione, grazie al miglioramento della “flessibilità in ingresso” nel mercato del lavoro.

Ebbene, non solo il tasso di occupazione non è minimamente migliorato (nemmeno durante le fasi di espansione dell’economia), ma la qualità del lavoro, e della vita, di chi è stato assunto in tempi recenti, è molto peggiore rispetto a quella di chi veniva assunto in passato.

Il lavoratore “flessibile” è in realtà un lavoratore precario, che non sa se e quando potrà riprendere a lavorare.
Che difficilmente sarà in condizioni di formare una famiglia, avere dei figli, acquistare una casa.
Che non ha nessuna possibilità di progredire professionalmente: ogni volta che verrà “richiamato”, ripartirà da zero.
Nessuna azienda investirà in formazione per un lavoratore flessibile.
I rapporti con i colleghi saranno anch’essi di breve respiro.
Questo lavoratore sarà facilmente ricattabile, in quanto i diritti di cui gode non riguardano minimamente la possibilità di proseguire il lavoro, a totale appannaggio dell’azienda.

Il livello di remunerazione è tipicamente molto più basso dei colleghi aventi medesime mansioni, ma assunti a tempo indeterminato . I contributi previdenziali, ove presenti, sono minimi. Il diritto alle ferie remunerate, ai permessi, e a tutti gli istituti che sono stati ottenuti tramite decenni di lotte sindacali, sono inesistenti.

La meritocrazia, in questo contesto, può essere usata come specchietto delle allodole semplicemente per poter spremere questi lavoratori senza più diritti, o quasi.

Spesso le esigenze dell’azienda non sono di flessibilità autentica, corrispondendo il posto di lavoro coperto da queste nuove forme contrattuali, a una necessità “permanente” nel corso del tempo. Semplicemente le aziende usano i contratti flessibili e le forme di collaborazione più vantaggiosi per loro, ogni qual volta che la legge glielo consente.
Di fatto, la nuova normativa ha sbilanciato il mercato dl lavoro rendendo molto più forti le aziende, e molto più deboli i lavoratori, specie quelli “nuovi”, assunti sulla base dei nuovi contratti (mentre quelli “vecchi” dispongono di maggiori tutele).

Questo precariato diffuso tuttavia non ha rappresentato un vantaggio nemmeno per le aziende.

A ben vedere, un lavoratore precario sarà spesso un lavoratore debole, insoddisfatto, rancoroso. Non desideroso di apportare “valore aggiunto” con la propria opera, ben sapendo di essere sfruttato. Se così non fosse, grazie al minor costo del lavoro e alle nuove forme di flessibilità, avremmo dovuto assistere ad un’impennata della produttività del lavoro.
Invece la produttività italiana è precipitata, come documenta inesorabilmente l’Istat:
http://www3.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/1_3.html


Anche nel pubblico sono state adottate nuove forme di precariato. Gli enti pubblici hanno smesso di assumere. I servizi vengono affidati sempre più a “cooperative” o società esterne i cui soci sono per lo più lavoratori sotto pagati e sotto tutelati. I dirigenti che affidano questi servizi all’esterno spesso si auto-premiano per i risparmi nominali ottenuti tramite la mancata assunzione di personale (mentre in realtà il costo totale dell’esternalizzazione è spesso superiore al risparmio nominale), e vengono inoltre “ringraziati” fuori busta dalle cooperative cui affidano i servizi.


2. Descrizione dell’intervento


Gli esiti nefasti precedentemente descritti dipendono direttamente dalla normativa introdotta, più ancora che dalla crisi economica.

Occorre garantire dignità e diritti ai lavoratori flessibili, esattamente al pari di tutti gli altri cittadini, senza privare tuttavia le aziende che abbiano bisogno veramente di lavoro flessibile, di poter soddisfare tale esigenza.

I principi su cui basare la revisione delle leggi sulle forme di lavoro flessibile, atipico e a tempo determinato sono:

  1. Per l’azienda, un’ora di lavoro erogata da un lavoratore con contratto flessibile o contratto atipico o contratto a tempo determinato, deve costare molto di più di un’ora di lavoro erogata da un lavoratore con contratto a tempo indeterminato svolgente mansioni equivalenti. In questo modo, si limita il lavoro flessibile/temporaneo ai casi in cui effettivamente serve.

  1. Il lavoratore assunto con un contratto atipico, a tempo determinato o flessibile, percepirà una remunerazione oraria netta e dei contributi previdenziali esattamente doppi rispetto a  un lavoratore con contratto a tempo indeterminato svolgente  mansioni equivalenti. In questo modo, si mitiga il disagio sopportato da questo lavoratore rispetto a quelli assunti a tempo indeterminato.

  1. Affinché il costo del lavoro flessibile non sia eccessivamente elevato per le aziende che ne abbiano necessità (fatto salvo il principio che debba essere molto più alto di quello ordinario), le tasse saranno pari al 40% di quelle applicate per i lavoratori assunti a tempo indeterminato. In questo modo, lo Stato rinuncia di fatto una parte delle tasse teoriche dovute dall’azienda a fronte di un certo reddito lordo del lavoratore, a favore del sostegno al reddito netto garantito al lavoratore precario, evitando così, tramite il sostanziale abbattimento delle tasse associate, di rendere troppo costoso per l’azienda il ricorso a forme di lavoro flessibile.


Per quanto riguarda gli enti pubblici, verrà istituito un servizio di ispezione, esterno e indipendente dagli enti pubblici, finalizzato alla verifica e alla normalizzazione dei casi in cui il ricorso alle cooperative e aziende in outsourcing sia fatto in ragione di una sistematica carenza di personale, imponendo alle strutture pubbliche un numero di assunzioni in ragione del deficit sistematico di personale accertato.

Le ispezioni di questo tipo verranno ripetute ogni anno.
Gli ispettori che ispezionano un ente pubblico saranno diversi ogni anno.
I dirigenti di strutture pubbliche con gravi carenze di organico non potranno beneficiare di alcun premio di risultato per l’anno in corso.

Agli enti pubblici sarà possibile accedere a contratti di lavoro flessibile, atipico e a tempo determinato, con le stesse modalità delle aziende private.

domenica 17 giugno 2012

Crisi di Rappresentanza - Programma di intervento



1. Descrizione della situazione corrente



La distanza tra i partiti politici e i cittadini è sempre più ampia.
Recenti sondaggi evidenziano come il numero di cittadini che si considera adeguatamente rappresentato dai partiti sia intorno al 4%.
I politici vengono percepiti come chiusi in se stessi, incapaci di cogliere le esigenze delle persone comuni, e intenzionati a fare unicamente i propri interessi mantenendo i propri privilegi:
  • finanziamento dei partiti
  • grande numero di parlamentari
  • grande numero di rappresentanti a livello locale: regione, provincia, comune, altri enti locali
  • stipendi alti
  • benefit ingiustificati
  • nomine degli organismi istituzionali e di controllo asserviti ai partiti e lottizzati

La legge elettorale attuale consente ai vertici di partito di decidere chi deve far parte del parlamento, indipendentemente dalla volontà popolare, determinando un accentramento del potere presso i vertici dei partiti, e una completa esclusione della base.
La capacità e la volontà dei rappresentanti politici di varare provvedimenti a favore dei cittadini è considerata bassissima. Di fatto, Parlamento e Governo non si sono dimostrati in grado di adeguare le normative vigenti alle esigenze di una società in evoluzione, e i provvedimenti adottati appaiono inadeguati e iniqui. I cittadini percepiscono un progressivo decadimento dei propri diritti e della possibilità di contribuire a determinare l’evoluzione della società di cui fanno parte.
I cittadini partecipano in misura sempre minore all’attività politica, in quanto sfiduciati circa la possibilità di poter influenzare in qualunque modo i partiti e per loro tramite gli organi legislativi e governativi dello stato.


Si osserva che il livello di scelta di cui gode ciascun elettore è veramente scarso, e difficilmente un cittadino si sente rappresentato dall’offerta politica attuale, o anche dai nuovi movimenti, che alla prova dei fatti si dimostrano simili ai precedenti movimenti e partiti, spesso con difetti ancora peggiori.

Infine la capacità di scelta degli elettori si è dimostrata inadeguata, persino con riferimento alla capacità di eleggere tra i candidati, quelli che meglio interpretano le esigenze, i bisogni e gli interessi del singolo elettore. Questa bassa qualità nella capacità di scelta può dipendere da “imperfezioni” nel livello di istruzione, nei mezzi di informazione, nella voglia di documentarsi a fondo e capire, e così via.

Fatto sta che se un cittadino è (più o meno) libero di scegliere tra più candidati, ma poi non è in grado di fare una scelta che lo rappresenti, allora è comunque una finta democrazia: il potere non è del popolo, ma dei suoi falsi profeti.

Altro problema consiste nell’incapacità del parlamento di legiferare come dovrebbe, bloccato com’è da veti incrociati persino all’interno della maggioranza, e guidato soprattutto da interessi che non sono quelli di migliorare la legislazione corrente. Casi di conflitti di interesse e accordi sotto banco sono emersi talvolta in maniera esplicita. C’è una sensazione diffusa che i parlamentari costituiscano una casta che si accorda tramite continui meccanismi di “do ut des”, tramite i quali si cerca di mantenere e incrementare il ivello di privilegi per se e per i propri protetti, piuttosto che cercare onestamente, ciascuno partendo dalla propria conoscenza e lettura dei fatti, le soluzioni ottimali per l’intero paese.
Di fatto, il potere legislativo viene affidato dal parlamento al governo, che tramite i decreti legge e l’uso della fiducia riesce a far approvare delle leggi spesso decise a tavolino dai vertici della società, e non dalla base.



2. Descrizione dell’intervento


I cittadini che intendono prender parte attiva alla vita politica nazionale si iscrivono a liste elettorali pubbliche via web, consultabili e accessibili da tutti via web, su un apposito sito istituzionale.

Viene verificato da funzionari statali che i cittadini iscritti alle liste elettorali possiedano dei requisiti minimi, tra cui il non essere stati condannati per reati che prevedano la carcerazione.

Ogni cinque anni vengono estratte a sorte mille persone dalla popolazione di iscritti alle liste elettorali. Tali persone formeranno il parlamento nazionale/assemblea legislativa.

Nuovo meccanismo di rappresentanza


Il potere legislativo è attualmente esercitato da un’assemblea di rappresentanti scelti dai partiti, e poi votati dai cittadini. Nel nuovo processo di rappresentanza proposto, il potere legislativo viene esercitato da un’assemblea di rappresentanti dei cittadini scelti tramite estrazione casuale tra una lista di candidati  volontari a cui tutti gli aventi diritto hanno accesso.

Vediamo perché la nuova modalità è migliore (nel senso che garantisce che l’assemblea legislativa sia costituita da una rappresentanza qualificata dei cittadini stessi) della seconda.

In primo luogo, i partiti perdono il diritto di selezionare i candidati al parlamento. Ogni cittadino può autocandidarsi iscrivendosi a una lista di candidati volontari, a condizione di possedere i requisiti minimi,  senza necessariamente appartenere ad un partito, e soprattutto senza dover essere scelto da esso. Confrontiamo i due metodi di formazione delle liste di candidati:

  • Una lista di volontari è intrensicamente aperta a tutti, le liste scelte dai partiti no
  • Una lista di volontari, data la numerosità presumibilmente elevata dei candidati, sarà caratterizzata da una scarsa probabilità per ciascuno di essere eletto, e sarà costruita principalmente da giovani mossi da passione politica e altruismo, ricchi di idee e di voglia di migliorare il paese. Le liste di scelti dai partiti sono spesso composte da individui che hanno alta probabilità di essere eletti (addirittura per i primi posti in lista l’elezione è certa), e che rappresentano spesso interessi corporativi (dei politici, degli avvocati, dei notai, dei commercianti) di alcune categorie privilegiate i quali cercheranno di mantenere, e possibilmente migliorare quei privilegi, anche a scapito del resto della collettività.
  • Una lista di volontari sarà costituita nella maggior parte da individui di tutte le fasce sociali ed economiche; le liste di scelti dai partiti saranno costituite nella maggior parte da elite sociali ed economiche specifiche, influenti e dotate di ampi mezzi, interessate a mantenere lo status quo.
  • Una lista di volontari sarà costituita nella maggior parte da individui giovani e pieni di energie ed idee, desiderosi di migliorare le condizioni proprie e della società in cui vivono; le liste scelte dai partiti saranno costituite nella maggior parte da persone di una certa età, già pienamente affermate, che vogliono tendenzialmente mantenere e rafforzare il proprio stato e i propri privilegi.
  • Una lista di volontari sarà costituita nella maggior parte da individui non appartenenti ad associazioni criminali organizzate; le liste scelte dai partiti possono essere facilmente infiltrate da individui che possono fare gli interessi di organizzazioni criminali.


Costituito l’elenco di candidati volontari, nella maggior parte dei casi gli individui che ne fanno parte saranno sconosciuti alla maggioranza dei cittadini. I metodi classici di farsi conoscere tramite comizi, pagine publicitarie, cartelloni, apparizioni in televisione e radio, non sono sostanzialmente applicabili, perché:
  • il numero di candidati sarà molto alto
  • Essi non disporranno di norma dei mezzi finanziari necessari per pubblicizzarsi direttamente
  • Essi non disporranno di norma dell’organizzazione di un partito di appartenenza per farsi conoscere

Inoltre, è ovvio che qualunque modalità si segua per publicizzare i candidati presso l’elettorato, si mettano in evidenza gli oratori migliori, o i personaggi più scaltri, o quelli che dispongono di maggiori mezzi e quindi di un livello di esposizione più elevato. Non emergono quasi mai quelli più onesti o più competenti. Le stesse elezioni politiche, dunque, non costituiscono un mezzo efficace di selezione dei migliori, dei più onesti e dei più competenti.

Ora, dato che i candidati non possono ragionevolmente farsi conoscere dal resto dei cittadini, e dato che comunque le elezioni non rappresentano più - opinione ormai condivisa dalla maggioranza dei cittadini - un buon meccanismo di selezione dei migliori, dei più onesti e dei più competenti, occorre identificare un meccanismo di selezione diverso, più equo, più democratico, e più rappresentativo dell’interesse dei cittadini comuni, piuttosto che non di gruppi di privilegiati, come nelle attuali camere.

La soluzione è semplicissima ed è offerta dalla dalla scienza statistica.

Considerata una qualunque popolazione, si può dimostrare che scegliendo mille individui “a caso”, essi costituiscano una buona rappresentanza (o buon “campione”) della popolazione da cui sono stati estratti, con un margine di errore del 3%. Significa in altri termini che gli orientamenti politici di tutta la popolazione nazionale, le classi sociali ed economiche di tutta la popolazione nazionale, le categorie di lavoratori e non lavoratori di tutta la popolazione nazionale, gli orientamenti di genere di tutta la popolazione nazionale, e qualunque altra caratteristica vi venga in mente possa avere rilevanza di una popolazione nazionale, saranno ottimamente rappresentate da un’assemblea composta da mille individui estratti casualmente dalla popolazione nazionale.

Tuttavia il meccanismo di rappresentanza proposto farebbe ancora meglio, in quanto l’estrazione avviene a partire da una popolazione di candidati volontari che possiedano dei requisiti minimi.
Tale popolazione, costituirà a sua volta una selezione tra gli individui “migliori” dell’intera popolazione nazionale, nel senso che l’individuo che si iscrive alla lista sarà mediamente:

  • Più attivo politicamente della media della popolazione
  • “Portatore sano” di idee proprie non precedentemente codificate
  • Più istruito e informato della media della popolazione
  • Più appassionato e determinato della media della popolazione
  • Convinto dell’importanza di modificare le regole in senso migliorativo rispetto allo status quo
  • Non ideologicamente contrapposto ad altri individui o organizzazioni, e quindi più incline a discutere e a trovare accordi guardando ai contenuti delle proposte, a prescindere da impostazioni ideologiche pregresse
  • Non preventivamente appartenente a partiti che ne determinano le azioni in maniera verticistica, una volta eletto

Peraltro la presunzione che tramite delle elezioni “democratiche” si riescano a selezionare gli individui migliori, è abbondantemente smentita dai fatti. E’ oramai opinione comune che essi costituiscano una casta volta solo a perseguire i propri interessi, fingendo di discutere tramite una dialettica politica volta a prendere le migliori decisioni per il paese nel suo complesso.

Molto meglio dunque una democrazia incentrata su una selezione di individui che rappresentino veramente la popolazione, a cui siano garantiti i necessari strumenti per poter migliorare la legislazione vigente, nell’interesse della maggioranza dei cittadini.

Una democrazia è vera se partendo dal basso, riesce a garantire un’effettiva rappresentanza dei cittadini. Quest’obiettivo viene raggiunto tramite il nuovo meccanismo di rappresentanza proposto in sostituzione completa delle elezioni tra liste di individui scelti preliminarmente dai partiti.

Un ulteriore vantaggio di questo meccanismo di rappresentanza consiste nel fatto che evita che ciascun “eletto” (in questo caso, estratto) abbia convenienza ad alimentare un sottobosco di relazioni ed interessi con individui influenti presso una certa comunità di elettori, o con ampie disponibilità economiche, con cui magari prendere accordi sottobanco.
Infatti i rappresentanti democraticamente estratti rispondono solo di fronte alla propria coscienza nel fare gli interessi di tutta la popolazione. Alla conclusione del mandato, se ne tornano a casa comunque.
Mentre i rappresentanti democraticamente eletti, sebbene formalmente rispondano ai propri elettori, sostanzialmente rispondono agli individui o ai gruppi che li controllano o sono in grado di influenzarne il voto. Durante il mandato, faranno di tutto per creare le condizioni per farsi rieleggere alle prossime elezioni (attualmente basta essere fedelissimi alle direttive dei vertici del partito, per essere in cima alla lista), eventualmente mettendo da parte quello che gli ordina la coscienza.

Il ruolo dei partiti, dei movimenti e della società civile


I partiti non cesserebbero di esistere: avrebbero comunque un ruolo fondamentale, ma verrebbero esclusi dall’esercizio del potere legislativo, pur contribuendovi tramite la possibilità di sottomettere delle proposte di legge.

Il nuovo ruolo dei partiti sarebbe quello di formulare proposte di legge da sottoporre, dall’esterno e pubblicamente, alle commissioni parlamentari in carica, commissioni che avranno come obiettivo la regolamentazione di ciascun settore.

In altri termini, le proposte fatte dai partiti, ma anche da movimenti, da associazioni della società civile, da gruppi di discussione, e così via, costituiranno l’input ai lavori di ciascuna commissione parlamentare, al fine di redigere e perfezionare la regolamentazione del settore di competenza, da sottoporre poi al voto dell’intero parlamento.

Le proposte verranno sottoposte alla commissione di competenza via web, attraverso un sito istituzionale, e saranno accessibili e visibili da tutti i cittadini.
Affinché possano essere sottoposte alle commissioni, devono essere sottoscritte, sempre via web, da un numero minimo di cittadini (diciamo mille cittadini, ma è una soglia da stabilire con attenzione), tramite meccanismi di firma elettronica certificata, accessibili a tutti i cittadini in possesso dei diritti politici.

Questa modalità di partecipazione aperta alla politica:

  • consente a tutti i gruppi di cittadini di formulare proposte di legge

  • Ridimensiona il ruoli dei partiti, che non avrebbero prepogative istituzionalmente diverse da altri gruppi e associazioni, anche liberamente e provvisoriamente costituitesi allo scopo di proporre una specifica legge, sebbene si possa presumere che il livello e la qualità delle proposte provenienti da partiti con ampia rappresentanza possa essere più alto di quelle provenienti da piccolo gruppi di cittadini

  • Restituisce il potere ad un’assemblea che costituisce un’effettiva rappresentanza qualificata dei cittadini, sottraendolo dai partiti e dagli individui e gruppi di individui che attraverso i partiti esercitano di fatto il potere.

Trattamento dei parlamentari


I parlamentari allo scadere del mandato conserveranno il lavoro svolto in precedenza. Nel corso del mandato percepiranno una remunerazione pari al doppio della remunerazione media nazionale rilevata dall’ente ufficiale di statistica, con riferimento all’anno precedente alle elezioni. Non avranno diritto a pensioni specifiche. I parlamentari residenti in città diverse dalla capitale avranno diritto ad un rimborso a pie di lista delle spese di trasferta. L’ammontare totale dei rimborsi mensili per spese di trasferta viene pubblicato su un sito istituzionale, per ogni parlamentare. Il diritto alle auto blu, ad uno staff di assistenti, e ad altri benefit attualmente in essere, saranno aboliti.

Le comunicazioni da e verso i parlamentari, riguardo a temi normativi, devono essere pubbliche e opportunamente regolamentate.

Individui o gruppi di individui che esercitino pressioni verso i parlamentari utilizzando mezzi non consentiti, saranno passibili di pene del massimo grado. Parlamentari che cedano a tali mezzi sono passibili di essere istantaneamente sospesi dall’assemblea, tramite votazione a maggioranza.


Calendario di avvio dei lavori parlamentari


Scopo di questo paragrafo è proporre un possibile calendario di avvio dei lavori del nuovo parlamento democraticamente estratto a partire da una lista di canditati volontari aventi requisiti minimi.

Nel primo giorno di insediamento del parlamento, i parlamentari che intendono proporsi per ricoprire il ruolo di presidente o vicepresidente si iscrivono ad un’apposita lista.

I successivi 2 giorni i candidati al ruolo di presidente o vicepresidente si presentano all’assemblea in ordine alfabetico. Il tempo a disposizione viene diviso per il numero dei candidati che si presentano, a conclusione del primo giorno.

Il quarto giorno, il parlamento elegge a maggioranza il presidente (chi raccoglie il massimo numero di consensi) e il vicepresidente (secondo numero massimo di consensi).

Il quinto giorno, il presidente propone l’elenco di commissioni (istruzione, sanità, giustizia, lavoro. pubblico impiego, ambiente, attività produttive, bilancio, enti locali, sicurezza, difesa, eccetera) e il numero di membri per ognuna. Il parlamento approva.

Il sesto giorno, ogni parlamentare si propone per l’iscrizione ad una commissione.
Nel caso il numero di candidati superi il numero di membri stabilito, vengono estratti a sorte le persone in eccedenza, e riassegnate, sempre con meccanismi di estrazione casuale, alle commissioni i cui membri sono minori del numero stabilito.
Queste operazioni vengono coordinate dal presidente del’assemblea.

Il settimo giorno, i membri di ciascuna commissione che intendono proporsi per ricoprire il ruolo di presidente o vicepresidente si iscrivono ad apposite liste.

I successivi 2 giorni i candidati al ruolo di presidente o vicepresidente di commissione si presentano alla commissione in ordine alfabetico. Il tempo a disposizione viene diviso per il numero dei candidati che si presentano, a conclusione del settimo giorno.

Il decimo giorno, la commissione elegge a maggioranza il presidente (chi raccoglie il massimo numero di consensi) e il vicepresidente (secondo numero massimo di consensi).

Nei quattro giorni successivi, ogni commissione definisce una proposta di calendario dei propri lavori. Scopo dei lavori di commissione è proporre al parlamento la regolamentazione organica del settore di riferimento. Ogni commissione è libera di seguire le procedure che ritiene più opportune per raggiungere tale scopo, inclusa la definizione dei ruoli e delle responsabilità specifiche e differenziali dei suoi membri.

Il quindicesimo giorno il presidente dell’assemblea elabora una proposta di calendario, con il supporto dei presidenti di commissione.

Il sedicesimo giorno, il parlamento approva il calendario, e avvia i lavori di commissione.

Dal diciassettesimo giorno in poi, ogni variazione del calendario dei lavori dell’intero parlamento viene decisa dai presidenti di parlamento e commissioni.

Le proposte di legge formulate da gruppi qualificati di cittadini, vengono acquisite dalle commissioni di competenza  tramite il sito istituzionale preposto, e vengono discusse e rielaborate dalla commissione stessa, fino ad arrivare alla formulazione di una proposta di legge organica, approvata dalla maggioranza della commissione, che verrà sottoposta all’analisi e quindi alla votazione dell’intero parlamento, secondo il calendario concordato.

giovedì 24 maggio 2012

Lettera aperta al Professor Gallino


Salve professor Gallino,

Sto leggendo il suo libro: "La lotta di classe dopo la lotta di classe" e essendo quasi arrivato al termine posso dire di considerarmi un suo nuovo estimatore.

Ritengo sia riuscito a descrivere in maniera chiara e circostanziata le ragioni alla base della percezione che ho da tempo, ma che non riuscivo ad argomentare e razionalizzare accettabilmente, circa il progressivo decadimento delle condizioni di vita della maggior parte delle persone che vivono nei paesi sviluppati. Non quella che molti negli ultimi anni chiamano "crisi", ma una ben più lenta ed inesorabile "tendenza al ribasso" di lungo periodo.

Sto già cercando di immaginarmi (sperando di essere tra i molti che si sentano "attivati" dalla sua analisi) come si possa modificare l'attuale e deprimente situazione tramite una serie di proposte organiche che conducano ad un cambiamento delle regole globali, finalizzato a favorire (ricostituire) il benessere e l'evoluzione delle comunità nazionali o inter-nazionali ovvero, preferisco dire, delle persone comuni.

La chiave di volta, a mio avviso, potrebbe essere cercata tramite dei meccanismi che portino le società che cercano di darsi regole "moralmente" superiori ad essere più competitive ed efficienti di quelle dominate dalla finanza globale.

Questo mi pare possibile in quanto avere una massa di persone oppresse, dominate, e quindi tendenzialmente infelici e insoddisfatte, immagino conduca a risultati sub-ottimali rispetto ad un contesto in cui le stesse persone siano fortemente motivate da una possibile ascesa sociale/economica, ed avendo al tempo stesso garantiti alcuni diritti inamovibili, e avendo infine chiari, e ben volentieri assolti, i propri doveri di cittadino.

Se applichiamo quest'idea all'organizzazione aziendale, ad esempio, è possibile che la distribuzione di una porzione degli utili a tutti i dipendenti, determini maggior collaborazione e impegno tra i dipendenti stessi. Beninteso, questo è solo un esempio di cosa intendo dire, potrebbe nascondere debolezze intrinseche da analizzare e risolvere, oppure potrebbe essere scartato a favore di idee migliori.

Un altro esempio è l'idea dell'eliminazione del contante, che comporta l'eliminazione dell'evasione e dell'elusione fiscale, la tracciabilità dei movimenti, la difficoltà nella circolazione del denaro sporco, e quindi la concreta possibilità per le imprese oneste di emergere e prosperare, a scapito di quelle dirette/possedute dai furbi e dai disonesti.

Definendo un'insieme di proposte organiche del tipo sopra descritto, e traducendolo in una proposta politica, magari anche locale, ed applicandolo, una volta che tale proposta diventi maggioranza, ed essendo questo nuovo modello "vincente" rispetto al vecchio, si avrebbe la possibilità di innescare un cambiamento dal basso, che poi diventi pian piano diffuso su scala globale: diventi il nuovo "mainstream".

La ringrazio se avrà voluto leggere queste mie semplici e forse ingenue riflessioni.
Indipendentemente da questo, la ringrazio comunque per quelle che considero delle lezioni su cui spero molti, come il sottoscritto, si sentiranno chiamati a riflettere, per provare a cercare insieme una via d'uscita.

Cordiali saluti,
Diego

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Publico di seguito un commento ricevuto sul sito FORUM POLITICO (http://www.forumpolitico.net/viewtopic.php?f=22&t=17644&p=167320#p167320), e la mia risposta:

Giustiniano ha scritto:
Il cambiamento può averso solo con un profondo rinnovamento delle istituzioni: una vera rifondazione della repubblica. Il movimento LIBERA REPUBBLICA a mio avviso si muove nella direzione giusta. Ecco la proposta:

LA NUOVA REPUBBLICA CHE VOGLIAMO: LA LIBERA REPUBBLICA D’ITALIA

• Parlamento Monocamerale: Una camera di 500 membri è più che sufficiente per garantire un potere legislativo democratico e rappresentativo della società italiana. In questo modo si ottiene automaticamente il dimezzamento dei parlamentari (oggi sono 945 circa) e si snellisce il processo legislativo eliminando la doppia lettura.
• Elezione diretta del Premier con il sistema elettorale a doppio turno con ballottaggio al secondo turno tra i due candidati più votati. Il Premier è il responsabile dell’esecutivo, nomina i suoi ministri e può revocarne in qualunque momento il mandato. Il Premier deve avere la fiducia del Parlamento. Se il Premier non ha più la fiducia del Parlamento si torna a votare.
• Il primo turno coincide con le votazioni per il Parlamento:in una sola scheda il cittadino sceglie la lista a cui è associato il candidato Premier (barrando il simbolo) e esprime la preferenza per un candidato al Parlamento della lista scelta.
• I seggi del Parlamento sono assegnati solo a valle del secondo turno che si svolge due settimane dopo il primo. Il Premier sarà il candidato vincitore al secondo turno e la sua lista avrà un numero di seggi in percentuale pari alla percentuale di voti ottenuti dal neo eletto Premier al secondo turno (tenendo conto delle schede nulle e bianche nel calcolo della percentuale). Tutte le altre liste si dividono i rimanenti seggi in maniera proporzionale ai voti ricevuti al primo turno (con sbarramento del 2%). In questo modo i cittadini scelgono il governo, scelgono i propri rappresentanti in Parlamento e determinano essi stessi la quota di maggioranza che il governo avrà in Parlamento. 
• Abolizione delle province e delle comunità montane: un livello amministrativo tra Comune e Regione è uno spreco inutile che costa al cittadino e non serve a nulla.
• Incompatibilità tra tutte le cariche pubbliche elettive. Si può essere ammessi a ricoprire una sola carica elettiva alla volta. I doppi incarichi, a qualunque livello, sono proibiti.
• I compensi economici relativi agli incarichi pubblici sono stabiliti per tutti i livelli dalla Corte dei Conti. 
• Abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti. Finanziamento dei partiti solo su base volontaria con il meccanismo del 5 per mille o con offerte detraibili dalla denuncia dei redditi. In ogni caso, i bilanci dei partiti devono essere pubblici e devono essere sottoposti ai controlli della Corte dei Conti.
- Abolizione dei Comuni sotto i 5.000 abitanti;
-Le regioni (accorpate in numero di 8 + distretto di Roma) saranno dotate di autonomia impositiva, secondo un vero federalismo fiscale. I poteri e le competenze per tutte le regioni saranno quelle previste attualmente per le regioni a statuto speciale con in più l'autonomia fiscale prevista dal federalismo fiscale.
- Sarà previsto nella nuova Costituzione l'obbligo di pareggio di bilancio per tutte le amministrazioni pubbliche (comprese le regioni) in modo che non siano accumulati debiti che poi devono pagare i cittadini. In caso di mancato rispetto della legge sul pareggio di bilancio, gli amministratori devono risponderne di fronte all'autorità giudiziaria. Lo sforamento di bilancio sarà consentito solo in limitati casi eccezionali giustificati da situazioni di emergenza (terremoti, catastrofi naturali ecc). Inoltre, per tutti e tre i livelli amministrativi (comune regione e stato nazionale) non potranno essere candidati alle elezioni personaggi che abbiano riportato condanne al primo grado di giudizio (per qualsiasi ragione) a meno che non siano prosciolti nei gradi successivi. Per tutti i livelli di amministrazione i candidati alle elezioni dovranno rendere pubblici redditi familiari, patrimoni, partecipazioni e collaborazioni con aziende, e tutti gli eventuali contratti economici in essere con terze parti. Inoltre un amministratore di un organo esecutivo non potrà ricoprire uno stesso incarico amministrativo per più di due mandati consecutivi (a valere per premier, ministri, sindaci, presidenti di regione, membri di giunte regionali e comunali).





Risposta:


Ecco, quest'intervento dimostra quant'è radicata l'autoreferenzialità della politica. Tutte queste proposte sono condivisibili ed auspicabili, ma non centrano il problema. Centrano solo l'indignazione popolare (contro la politica) che scaturisce dal problema (che non viene risolto dalla politica).


Il problema è il decadimento delle condizioni di benessere dei ceti medi, e medio-bassi, che da 30 anni stanno inesorabilmente scivolando verso il basso (e ovviamente, di risollevare le sorti di chi già stava in basso, non se ne parla nemmeno).


Alla gente comune vengono tolti, magari nel nome del risanamento:


- servizi sociali
- lavoro stabile
- possibilità di carriera e avanzamento (un precario non migliorerà mai la propria posizione)
- padri che sanno che i loro figli stanno molto peggio di loro per quanto concerne:

  • insicurezza
  • diritto ad avere una casa in un tempo ragionevole di risparmi
  • diritto ad avere una famiglia
  • diritto all'indipendenza
  • diritto ad avere un lavoro decente

- tasse inesorabilmente crescenti
- potere d'acquisto che arretra di anno in anno
- sperequazione galoppante tra i ricchi e tutti gli altri (quelli che scivolano)
- leggi che siano chiare, giuste e che funzionino
- giustizia che faccia rapidamente il proprio corso
- aziende che siano tutelate
- istruzione
- sanità


QUESTI SONO I PROBLEMI DI CUI SI DEVE OCCUPARE LA POLITICA. A questo bisogna dare una risposta, tramite un progetto organico. E quello che capisco, è che fintanto che non si cambiano le regole della finanza globale, insieme a quelle nazionali e a quelle locali, non c'è niente da fare, siamo tutti destinati a continuare a scivolare verso il basso, mentre i pochi privilegiati diventano sempre più privilegiati. Stiamo tornando nel medio evo, in cui c'erano pochi signori che possedevano tutto (e non sono i politici, o almeno, non solo), e i loro servi (noi, oggigiorno) si dovevano accontentare delle briciole, della semplice sopravvivenza. La feroce ideologia neo liberale, che ha sparigliato il campo da 30 anni a questa parte, sta realizzando uno scenario molto chiaro e semplice. Basta aprire gli occhi:
Stanno vincendo Loro, i signori, i privilegiati: una classe dominante che non ha nemmeno bisogno di dimostrare che è feroce, perché segue le regole ed è la migliore interprete dell'ideologia dominante, e noi non riusciamo a capire che dobbiamo organizzarci, votare per chi si impegni a cambiare le regole, in maniera da favorire gli interessi della gente comune.
Preoccuparsi per i costi della politica è giusto, ma è come preoccuparsi di curare l'herpes, mentre dentro abbiamo un cancro allo stadio terminale.
Prima elaboriamo un programma che risolva i NOSTRI problemi (e sono complicatissimi da risolvere, perché dipendono da meccanismi che agiscono su scala globale), poi propagandiamolo, votiamolo e realizziamolo.


Diego